📖[PDF] Il rapimento di Miss Reza - secondo volume by Sam Sedgman | Perlego (2024)

La luce del sole inondò lo scompartimento quando il California Comet uscì dalla stazione. La vista dal finestrino passò dai grattacieli di Chicago ad autostrade di cemento, poi a case ben distanziate fra loro, infine a spettacolari alberi autunnali con le foglie color oro e rosso intenso.

«Ci vuole un’ora da Naperville a Princeton» disse allegramente lo zio Nat, infilando nella tasca della giacca un taccuino e una penna. «Abbiamo un sacco di tempo per esplorare la carrozza e fare qualche domanda ad August Reza prima della conferenza stampa di stasera.»

«Non possiamo andarci subito?» Hal era curioso di vedere l’interno del Silver Scout e si chiedeva se ci sarebbe stata anche Marianne.

«Non c’è una porta di collegamento.» Suo zio scosse la testa. «La carrozza di Reza è molto più vecchia dei Superliner. Si può salire sul Silver Scout solo dalla banchina di una stazione: ecco perché dobbiamo aspettare che il treno si fermi.»

«Perciò quando saliremo a Naperville non potremo scendere prima di arrivare a Princeton?»

«Precisamente.» Zio Nat guardò fuori dal finestrino, seguendo con gli occhi i binari. «Muoio dalla curiosità di sapere di cosa parlerà alla conferenza stampa di stasera. Chissà se ci darà qualche indizio.»

«Che cosa fa August Reza?»

«È un imprenditore nel campo della tecnologia. Ha fatto fortuna sviluppando batterie.»

«Batterie?» A Hal sembrava strano che si potesse guadagnare tanto con qualcosa di così banale.

«Non quelle che si comprano al supermercato. Sono batterie speciali, che alimentano i satelliti o gli impianti di trivellazione sottomarina.» Zio Nat lo guardò. «Ha investito nelle auto elettriche, nella robotica, nell’intelligenza artificiale, nei telefoni… Tutte tecnologie che sfruttano le sue batterie, naturalmente. Se ci pensi, ogni dispositivo elettronico dipende da una batteria.»

«E quindi alla conferenza stampa parlerà di batterie?» Hal fece una smorfia al pensiero di dover assistere a una cosa così noiosa e lo zio Nat rise.

«Non lo sa nessuno. Sono tutti così emozionati proprio perché è un segreto.»

«Forse parlerà di treni» disse Hal, «ed è per questo che ha invitato te… perché sei un esperto.»

«Può darsi» rispose suo zio con un’alzata di spalle. «In tutta sincerità, non lo so. Sono sicuro di non essere l’unico giornalista a bordo del treno. Guarda, stiamo rallentando. Andiamo.»

Il California Comet si fermò davanti a un edificio di mattoni rossi con un’insegna blu: la stazione di Naperville. Le porte del treno si aprirono con un sibilo e Hal e suo zio saltarono giù sulla banchina e corsero verso il Silver Scout. Zio Nat bussò alla porta. Aprì la guardia del corpo di Marianne, che li fissò con un’espressione vuota.

«Salve, Woody» disse allegramente Hal. «Questo è mio zio, Nathaniel Bradshaw. Il signor Reza ci ha invitati da lui.»

Zio Nat lo guardò sbalordito. Hal gli diede di gomito. «Ah, ehm, sì.» Tirò fuori l’invito. «Proprio così.»

Woody grugnì e si fece da parte per farli passare.

«Come fai a conoscerlo?» bisbigliò lo zio Nat mentre seguivano Woody lungo un silenzioso corridoio in policarbonato bianco.

«Te lo racconto dopo» rispose Hal, godendosi lo sbalordimento dello zio.

Superarono quattro porte bianche con maniglie di alluminio satinato. Una si aprì appena e Hal credette di intravedere Marianne.

Scesero due gradini e Hal si ritrovò in un ambiente ultramoderno, largo quanto tutta la carrozza. Al centro, un tavolo ovale di ebano poggiava su un piedistallo argentato. Dall’altra parte del tavolo, quasi distesa su un divano in fibra di carbonio, c’era una donna elegante dalla pelle scura e radiosa, con un completo pantalone rosso e scarpe zebrate con i tacchi a spillo. Seduto di fronte a lei c’era un uomo calvo con un maglione scuro a collo alto e occhiali dalla montatura trasparente. Le labbra color rubino della donna si schiusero. Aveva un sorriso smagliante. «Nat Bradshaw, da quanto tempo» disse alzandosi.

«Zola.» Zio Nat chinò la testa. «Avrei dovuto immaginare che ci saresti stata anche tu.»

«Nat» disse Zola, «permetti che ti presenti il mio caro amico August Reza.»

«È un piacere conoscerla» disse lo zio Nat stringendo la mano all’imprenditore.

«Ho letto molti suoi libri» rispose August. «Il piacere è mio.» Si rivolse a Hal. «E tu devi essere Harrison.»

Hal si ritrovò senza parole e si limitò ad annuire mentre stringeva la mano all’uomo.

«Hal» disse lo zio Nat. «Lei è Zola D’Ormond, una mia… collega.»

«Diciamo piuttosto una rivale.» Zola fece l’occhiolino a Hal. «Anch’io sono una giornalista.»

«Beviamo qualcosa» disse August. «Woody, portaci del succo.»

«Posso avere un gingerberry sparkler?» disse Zola in tono suadente pensando al co*cktail a base di champagne, vodka e mirtillo.

«Ricevere il suo invito è stato un onore» disse lo zio Nat, con l’espressione di un ragazzino emozionato. «Non avrei mai immaginato che un giorno sarei salito a bordo di una Vista Dome originale.»

«Non è una bellezza?» August fece un gesto ampio. «Ho progettato io stesso gli interni. Volete vedere?»

Hal e suo zio annuirono entusiasti. «Sì, grazie» dissero all’unisono.

«Quando siete saliti, avete superato un bagno, la cabina del personale dove dormono Woody e il mio chef, la dispensa e lo scompartimento di mia figlia.»

Quindi era Marianne quella che Hal aveva visto attraverso la fessura della porta.

«Questa è la mia sala riunioni. Terremo qui la seconda parte della conferenza stampa di stasera.»

«Come farai a farci stare tutti?» chiese Zola guardandosi intorno.

«Tavolo… giù» disse Reza, e al suo comando il piedistallo argentato si ripiegò su se stesso come un’antenna.

«Grandioso!» sussurrò Hal mentre il tavolo sprofondava nel pavimento.

«I divani…» August andò all’altro capo della stanza, «verranno spostati qui.» Salì un paio di gradini che portavano all’estremità arrotondata della carrozza, con una grande finestra panoramica. «Questa è la mia veranda.»

Hal rimase per un attimo ipnotizzato dalla corsa infinita dei binari, ma poi August Reza batté le nocche sul vetro.

«A prova di proiettile, naturalmente.» Fece una pausa e Hal vide che si stava godendo la loro espressione di meraviglia davanti al bar incorporato e al panorama. «Andiamo di sopra?»

«C’è un sopra?» chiese Hal.

August mise il piede sul gradino inferiore di una scaletta di perspex e sorrise. «Vieni a vedere.»

Hal, curioso, salì verso la stanza con il soffitto Vista Dome. August si fermò ai piedi di un letto matrimoniale in stile giapponese, in bambù nero, con lenzuola bianche.

«Questa è la mia camera da letto.» August indicò l’angolo, oltre una scrivania bianca due monitor sottili e una tastiera. «Giù per quelle scale c’è il bagno privato.»

«Scansati, Hal» disse lo zio Nat, salendo le scale dietro Hal.

Hal andò a sedersi sul divanetto di fronte alla scrivania e guardò il cielo nuvoloso dal soffitto a cupola. «Questa carrozza è fantastica.»

Suo zio si sedette accanto a lui. «Vero?»

«Non ti dà fastidio la luce, la mattina?» Zola si appoggiò alla scrivania, sfiorando appena il mouse del computer. I monitor si accesero. «Ops.»

August fece un passo avanti e spense il computer. «Ho delle tende oscuranti ad attivazione vocale» disse, lanciandole un’occhiata eloquente.

📖[PDF] Il rapimento di Miss Reza - secondo volume by Sam Sedgman | Perlego (1)

«Ovviamente.» Zola abbassò lo sguardo.

«Hal…» August si voltò, «se ti piacciono i treni tanto quanto a tuo zio, c’è una cosa che devi vedere.» Gli fece cenno di seguirlo di sotto.

«Bella mossa, portare un ragazzino» bisbigliò Zola allo zio Nat. «Lo sanno tutti che Reza va pazzo per i giovani.»

📖[PDF] Il rapimento di Miss Reza - secondo volume by Sam Sedgman | Perlego (2)

Zio Nat non rispose e Hal si chiese cosa intendesse.

Giù nella sala riunioni, il tavolo nero ovale si stava sollevando dal pavimento.

«Tavolo… apriti» ordinò Reza e la superficie si divise in due.

Hal sgranò gli occhi. All’interno del tavolo c’era il plastico perfetto di una città, che si sollevò mentre il tavolo sotto si ripiegava. Tra minuscoli grattacieli e parchi curati, un affusolato treno color argento dal muso aerodinamico, simile a quello di un razzo, sfrecciava su una ferrovia sopraelevata. Su un lato della locomotiva, sotto la parola Mari, c’era il numero 70707.

Woody arrivò con un vassoio di bibite verdi più una rosa e frizzante, con dentro ghiaccio, un bastoncino nero e dei mirtilli rossi che galleggiavano. Prese dal vassoio un accendino a forma di pistola d’argento e con quello accese la superficie del co*cktail prima di darlo a Zola.

«Trenini giocattolo… che cosa carina» disse Zola, annoiata. «Vieni con me a guardare il panorama, Nat.» Infilò il braccio sotto il suo mentre lui prendeva un bicchiere di succo verde e lo riportò su nella veranda panoramica. Hal vide suo zio lanciare un’occhiata ma...

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