📖[PDF] Misteri in treno - 1. Il ladro dell'Highland Falcon by Sam Sedgman | Perlego (2024)

Hal seguì lo zio Nat quasi di corsa attraverso il King Edward Saloon, la biblioteca e la sala da gioco fino alla carrozza panoramica. Fuori era pieno di gente che correva lungo la banchina, salutando. Sierra Knight mandava baci dalla veranda. Il capotreno fischiò due volte e la stazione di King’s Cross cominciò ad allontanarsi. L’attrice girò sui tacchi e tornò nella carrozza. Una donna bionda dall’aria simpatica le portò una bibita. A Hal piacque subito perché, a parte un braccialetto luccicante, indossava solo una camicetta e una gonna semplici, come quelle che avrebbe potuto mettere sua madre. Aveva un’aria normale. Tutti gli altri erano vestiti come per andare a una festa elegante.

Una cameriera, dietro un carrello coperto da una tovaglia bianca, distribuiva bevande.

«Nathaniel!» Un uomo di colore, con la testa rasata e una macchina fotografica appesa al collo, attraversò la carrozza con la mano tesa.

«Amico mio.» L’uomo strinse forte la mano di Nat.

«Isaac!» Nat sorrise all’uomo, che era alto e magro. «È un piacere vederti. Harrison, ti presento Isaac Adebayo. Uno dei fotografi di corte. Ci conosciamo da anni, da quando abbiamo fatto un servizio sul viaggio del Giubileo della Regina sul duch*ess of Sutherland

«Quello che è un treno magnifico» disse Isaac.

«Ma non c’è paragone con l’Highland Falcon» replicò lo zio Nat, e i due cominciarono a parlare molto seriamente delle loro locomotive preferite.

Hal si guardò intorno. Sembrava che tutti gli ospiti si fossero riuniti nella carrozza panoramica. Si demoralizzò un poco quando si accorse che erano tutti adulti.

Il barone e suo figlio erano in piedi, vicini. Hal notò che Milo Essenbach aveva una cicatrice che andava dalla narice al labbro superiore e dava alla bocca un’espressione truce. L’uomo si accorse del suo sguardo e si voltò verso di lui. Hal abbassò gli occhi. «Zio Nat, vado a prendere un bicchiere di spremuta» disse, e lo zio annuì.

Mentre attraversava la carrozza, Hal ripensò alla faccia che aveva intravisto dietro il finestrino della carrozza reale. Non gli era sembrato un adulto. Rimpianse di non avere con sé lo zaino, per potersi rintanare in un angolo e giocare con la console, ma il facchino aveva portato i bagagli nello scompartimento. La cameriera gli sorrise e gli porse una spremuta d’arancia.

Ting! Ting! Il barone Essenbach fece un passo avanti, alzando il bicchiere di champagne, e parlò con elegante accento tedesco.

«In assenza di Sua Altezza il Principe, propongo di alzare i calici a questo straordinario esempio di ingegneria e design che è l’Highland Falcon. Celebriamo il ruolo della locomotiva nella rivoluzione industriale e il suo impatto sull’infrastruttura economica del vostro grande Paese.» Si interruppe per prendere fiato.

«Oh sì, dobbiamo proprio!» Sierra fece una piroetta e si fermò tra il barone e suo figlio, con il bicchiere alzato. «Brindiamo a quest’amore di treno e alla splendida compagnia di questa avventura nelle isole britanniche.» Batté le ciglia al barone e poi a suo figlio, infine si voltò verso gli altri occupanti della carrozza. Fece per dire qualcos’altro ma in quel momento entrò Lady Lansbury, che andò dritta verso Hal, prese un bicchiere di champagne dietro di lui, facendo dondolare i grandi orecchini neri a pendente, e lo sollevò.

Hal si sentì di colpo al centro dell’attenzione; indietreggiò e si ritirò su una sedia nell’angolo, chiedendosi come mai agli adulti piacessero tanto i discorsi.

«In memoria di coloro che hanno dedicato la vita alla ferrovia, come il mio caro defunto George, conte di Arundel. Che l’ultimo viaggio di questo treno storico possa incidere la locomotiva a vapore nei coraggiosi cuori dei cittadini britannici, poiché la macchina a vapore è stata un grande traguardo dell’umanità. Ha cambiato il mondo per sempre.» Alzò il bicchiere. «All’Highland Falcon!»

«All’Highland Falcon!» ripeterono tutti.

«In alto i calici!» gridò Lydia Pickle, vuotando il bicchiere in un sorso.

Hal sbatté le palpebre. Dal punto in cui stava seduto vide sollevarsi la tovaglia bianca del carrello bar. Scorse capelli neri, pelle scura, occhi verdi, e poi tutto il viso di una ragazzina che poteva avere la sua età. Rimase immobile, pensando che se si fosse mosso lei sarebbe scomparsa. La vide guardarsi intorno nella carrozza, poi voltarsi verso di lui. I loro sguardi si incrociarono. Lei gli fece la linguaccia e lasciò ricadere la tovaglia.

Hal si alzò e si lanciò in avanti proprio nel momento in cui Steven Pickle passava.

«Ooops, mi scusi» disse Hal quando lo urtò.

Sembrava che Pickle stesse per sgridarlo, quando gli squillò il telefono e si voltò per rispondere. «Pronto? No! Te l’ho detto, ho da fare!»

«Non ti preoccupare, caro» disse Lydia Pickle, facendogli l’occhiolino. Arricciò il naso e sorrise. «Lo faccio sempre anch’io.» Indicò le proprie scarpe leopardate con il tacco altissimo. «Un incubo!» Si aggrappò al braccio del marito, stringendosi al petto il calice vuoto. Quando si allontanò, il bicchiere tintinnò contro un enorme fiocco di diamanti appuntato sul suo petto.

Hal guardò verso il carrello bar, dove Lady Lansbury si stava avvicinando al barone Essenbach, intento a parlare con lo zio Nat al centro della carrozza. I Pickle si unirono al gruppo. Hal colse l’occasione per girare loro intorno.

«Vuoi un altro po’ di spremuta?» chiese la cameriera.

Hal annuì. «Sì, grazie.» Poi abbassò lo sguardo. «Oh, mi si è slacciata la scarpa.» Si chinò e fingendo di allacciarsi la stringa sollevò l’angolo della tovaglia bianca, aspettandosi di vedere la ragazzina; invece non c’era nessuno. Si alzò e si guardò intorno. Dove poteva essere andata?

«Eccoti qua» disse lo zio Nat, comparendo all’improvviso accanto a lui. «Andiamo a vestirci per la cena?»

«Come, a vestirci per la cena?» Hal pensò ai vestiti che aveva messo nello zaino e capì all’istante che jeans, maglione e scarpe da ginnastica non sarebbero andati bene.

«Sì, e non abbiamo ancora esplorato la nostra cabina.» Lo zio Nat era entusiasta come un bambino.

«Giusto» disse Hal, seguendolo verso la porta.

«Oh! È sparita!» squittì Lydia Pickle. Si inginocchiò a terra e cominciò a camminare carponi. «La mia spilla! L’ho persa!»

Steven Pickle grugnì, sedendosi accanto a Ernest White, che si voltò e guardò stizzito fuori dal finestrino. Ci fu un lampo riflesso nel vetro quando Isaac scattò una foto a Sierra. All’altro capo della carrozza, Lady Lansbury conversava con il barone Essenbach in perfetto tedesco, mentre Milo Essenbach guardava tutti con aria assassina.

Lo zio Nat alzò gli occhi al cielo e disse senza voce: “Andiamo!”.

Mentre uscivano dalla carrozza panoramica, Hal si guardò indietro. “Chiunque sia quella ragazza, la troverò” si disse.

Nel King Edward Saloon, lontano dalle chiacchiere del ricevimento, Hal sentì il rumore ritmico delle ruote sui binari. Sfiorò il feltro del tavolo da biliardo e guardò il bersaglio delle freccette. Chissà se quella ragazza gioca a freccette.” Gli sarebbe piaciuto provare a giocare a freccette su un treno in corsa.

Lo zio Nat scorse i titoli dei libri rilegati in pelle quando attraversarono la biblioteca, per poi entrare in un salotto arredato con due tavoli da gioco, ciascuno completo di due mazzi di carte. Hal pensò che il viaggio in treno forse non sarebbe stato tanto noioso se avesse avuto qualcuno della sua età con cui giocare, e si chiese perché la ragazzina si stesse nascondendo.

Nella carrozza ristorante, Hal aveva notato il giornale di Ernest White. L’aveva preso al volo, incuriosito dalla storia del ladro di gioielli. In fondo alla carrozza c’era un minuscolo cucinino, e poi iniziavano gli scompartimenti dei passeggeri.

«Numero nove. È il nostro» disse lo zio Nat.

📖[PDF] Misteri in treno - 1. Il ladro dell'Highland Falcon by Sam Sedgman | Perlego (1)

Hal aprì la stretta porta di legno ed entrò in uno scompartimento splendidamente arredato. Lungo la parete destra c’era un divano rivestito di stoffa azzurro mare con ricami in oro, accanto erano stati messi lo zaino di Hal e la valigia dello zio Nat. «Dove sono i letti?» chiese.

«Gli scompartimenti dei treni sono scatole piene di sorprese.» Lo zio Nat indicò un minuscolo lavabo di porcellana nell’angolo destro, dietro la porta. Il rubinetto dorato s’inarcava sulla conca.

«Acqua corrente calda e fredda, uno specchio da barba su un braccio allungabile…» lo allungò come una fisarmonica «… e un ripiano di vetro per l’occorrente da bagno.» Prese una maniglia di legno e tirò su una saracinesca fatta di sottili strisce di legno, rivelando un’asta appendiabiti con sei grucce dorate. «Per le camicie e le giacche.» Poi indicò in basso. «E tre cassetti per la biancheria intima.»

Fece un passo a destra. «E qui c’è un mobile fondamentale.» Sollevò un gancio e uno scrittoio si aprì dalla parete, coperto dello stesso cuoio blu che rivestiva la sedia sistemata davanti. Lo zio Nat spostò la sua valigia sulla scrivania e accostò la sedia. «Io dormo lì» d...

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